UNA FICTION PER EYMERICH

 

 

 

L'uomo, alto e magro, imboccò il lungo corridoio, rivestito di soffice moquette. Giunto accanto ad una porta, poco prima della macchina del caffè, verificò con un' occhiata il numero sulla targhetta a bussò.

     "Avanti..." rispose una voce, dall'interno.

     L' uomo aprì la porta a fece capolino nell'ufficio. Un ometto pingue a sudato, a dispetto dell'aria condizionata, lo guardò con perplessità, da dietro un' imponente scrivania laccata.

     "Buongiorno," esordì l'uomo, "Abbiamo un appuntamento. Io sono Valerio..."

     L'ometto si alzò dalla poltrona girevole in similpelle, e lo gratificò di un sorriso untuoso.

     "Sì, sì," disse in tono sbrigativo, "lei deve essere il signor Evangelisti."

     "Io sono il dottor Piccion," aggiunse porgendogli la mano, che l'altro strinse con una certa riluttanza. "Molto piacere. Bene, dottor Evangelisti, quale buona novella mi porta?"

     L'uomo alto lo guardò, allibito.

     "Ah, ah," rise l'ometto, "Capito la battuta, eh? Sa, nel mio piccolo, scrivevo anch'io una volta... certo, non ai suoi livelli, ma insomma... mi occupavo di pubblicità, telepromozioni, cosette cosi..."

     "Molto interessante," bisbigliò Evangelisti, con un fil di voce. Sentiva arrivare un terribile mal di testa.

     Il dottor Piccion alzò gli occhi al cielo.

     "Beh," disse, "bando alle malinconie. Si segga, si segga, dottor Evangelisti.”

     L'uomo fece un sorriso forzato e si accomodò in una poltroncina sgangherata. L'ometto si accasciò sulla sua similpelle, che mandò un sinistro cigolìo di protesta, e prese a rovistare sulla scrivania, ingombra di fogli sparsi e volumi accatastati.

     "Allora… Ah, si, eccolo qui!" esclamò con tono trionfante, "II Cestello di Eymerich!"

     "Castello," fece notare l'uomo, stancamente.

     "Sì, sì, castello, certo..." riprese l'altro, "mi scusi, ma non ho gli occhiali, e alla mia età… comunque il suo romanzo è piaciuto. Bello, arioso, movimentato, pieno di suspense, ma anche raffinato, colto... anche troppo..."

     "Lieto che lo abbia apprezzato," disse Evangelisti, martoriandosi la barba.

     "Naturalmente io non l'ho letto," sottolineò Piccion, "sa, non ne ho il tempo... ad ogni modo il mio assistente mi ha fatto un breve sunto, una sinossi, che dovrebbe essere... ah, eccolo qui!"

     L' ometto scorse il foglio avidamente, tenendoselo vicinissimo al naso.

     "Dunque," continuò, "s'era pensato di farne una bella fiction, non più di due puntate altrimenti annoia, ma insomma… si potrebbe mandarla in onda per Pasqua, che ne pensa?"

     "Per Pasqua?" chiese l'uomo, agitandosi a disagio sulla poltroncina.

     "Si, non si preoccupi, vedrà che piacerà. Ecco, mi sono permesso di suggerire alcune modifiche al suo romanzo. Per carità, mi dicono che è bellissimo, ma sa, le esigenze televisive..."

     Evangelisti impallidì.

     "Modifiche?" domandò. "Veramente non mi sembra il caso di..."

     "Niente di serio, vedrà," disse Piccion, gesticolando animatamente, "piccole migliorie... per cominciare, leggo qui che il suo personaggio, questo Eymerich, è un Inquisitore."

     Evangelisti annuì.

     "Ecco, vede," disse Piccion, il cui sorriso si allargava sgradevolmente, "è meglio non parlare di queste cose. Il Vaticano potrebbe dispiacersi e poi, diciamolo, non è che la Chiesa ci faccia una gran bella figura. La gente è ignorante, fa presto a fraintendere. Certo, si potrebbe far precedere ogni puntata da una bella introduzione a cura di uno storico revisionista, non so, il Rino Cammilleri o il Franco Cardini, ma ci costerebbe un bel po' di soldini in più, non so se mi spiego. E poi, vivaddio, non siamo mica RAI Educational! Valori positivi, ci vogliono! Ecco, il suo Inquisitore potrebbe diventare che so, un prete... un parroco... non so, veda lei, è lei l'autore."

     Evangelisti sgranò gli occhi.   

     "Un parroco?" riuscì ad articolare.

     "Sì, si," disse Piccion, entusiasta, "dia retta a me. I parroci vanno forte, alla gente piacerà. Ho già in mente anche l'attore, guardi. Raoul Bova non le piacerebbe? Ci becchiamo tutta l'audience delle ragazzine, può star sicuro."

     " Ehm..." disse Evangelisti, "mi sembra troppo giovane per la parte..."

     "Troppo giovane, dice?" sospirò Piccion. "si potrebbe invecchiare con un po' di trucco...proprio non le piace, eh? Che ne dice allora di Lino Banfi? E' bravo, e se lei mi scrive qualche battuta spiritosa, fa anche ridere..."

     Evangelisti sentiva le tempie che gli pulsavano. L'emicrania stava aumentando. La sentiva annidata alla base della nuca, come un grosso ragno.

     "Non ha il fisico adatto," rispose.

     "Ma dottor Evangelisti, lei è incontentabile!" sbuffò Piccion, "che mi dice di Massimo Dapporto?"

     Evangelisti prese a massaggiarsi le tempie. Eppure aveva preso l'antidoto solo sei ore prima. Poteva aver dimenticato qualche ingrediente?

     "Mi sembra un po' scontato," rispose, deglutendo.

     "Forse ha ragione," assentì Piccion. "Gigi Proietti, allora? Con quello spiritaccio romanesco, un po' scanzonato, come parroco è perfetto, ed ha anche l'età giusta..."

     Evangelisti si frugò nelle tasche, pensieroso. Niente. Purtroppo non ne aveva portata un' altra dose.

     "Proietti potrebbe andare," ammise, preoccupato.

     "Vede che cominciamo ad intenderci," disse Piccion, "ma che ha, si sente male? E' pallido come uno straccio..."

     "Solo una forte emicrania," disse Evangelisti, brusco.

     "Ah, bene," disse Piccion, sollevato, "vedrà che passerà."

     Si tolse il sudore con un fazzoletto a si immerse nuovamente nel suo foglio.

     "Allora, abbiamo questo parroco romano...” riprese, "ah, perfetto, mi segnalano che c'è anche una bella storia d'amore…"

     "Non proprio," ribattè Evangelisti, "sa, la psicologia del personaggio non permette…"

     "No, no," lo interruppe Piccion, "qui la psicologia non interessa...vedo che questa donna, questa Myriam, ha una relazione col suo parroco. Ottimo, una cosina un po' pruriginosa fa sempre ascolto. Ma non troppo pruriginosa, eh, mi raccomando; che poi ci ritroviamo con il fiato sul collo le Associazioni dei Genitori. E mi dica, i due fanno...sesso?"

     "In un certo senso..." rispose Evangelisti. Ormai non lo ascoltava quasi più. Nelle orecchie avvertiva un sordo boato, a le parole dell'altro gli arrivavano ovattate e remote.

     "Benissimo," ammiccò Piccion, "sa, come dice il proverbio, tira più un...ah, ma lo conoscerà senz'altro, una persona colta come lei... io per interpretare questa Myriam chiamerei la Maria Grazia Cucinotta o la Sabrina Ferilli. Un po' di vedo e non vedo, qualche vestito trasparente, lingèrie, magari anche qualcosina di più nella scena d'amore… che dice?"

     "La Ferilli va bene..." si sentì dire Evangelisti.

     "Ha visto che ci arriviamo," annunciò Piccion, vittorioso, "e poi leggo che c'entra la cabala…i cabalisti…intende quelle signore che interpretano i sogni, per giocare i numeri al lotto, non è vero? Pensi che mia moglie, l'altra settimana, ha vinto più di ottocentomila lire sulla ruota di Bari..."

     "No,"disse Evangelisti,"la cabala ebraica. Ha presente, lo Zohar...Abulafia..."

     "Non ci siamo, dottor Evangelisti..." disse Piccion, scuotendo la testa, "questa è una fiction, non una trasmissione di Gabriele La Porta dove si sproloquia di esoterismo, di cui, fra l' altro, non frega niente a nessuno. E poi, cosa sono queste Sefiroth? Vedo dei nomi strani... Hod... Malkuth... non sarà mica una roba da extracomunitari?"

     Evangelisti cercò di controllare il tremito che lo stava squassando, con un supremo sforzo di volontà.

     "Le Sefiroth sono..." iniziò, nauseato.

     "No, no, non interessa," disse Piccion assumendo improvvisamente un'aria paterna e comprensiva, "lo capisco che lei ha studiato, si è applicato... ma sono cose troppo complicate, troppo difficili... le dico io che facciamo. Allora, c'è questo parroco romano che viene mandato a Palermo…”

     "Palermo?" ripetè Evangelisti, incredulo.

     "Si, cosi ci risparmiamo questa storia del castello, che come location ci costa un occhio. A Palermo abbiamo già un set bello pronto, avanzato da un'altra fiction, e c'è anche il regista... Claudio Fragasso, lo conosce, vero? Questo parroco scopre che alcuni dei suoi parrocchiani, tra cui la Ferilli, sono ricattati da degli usurai per una brutta storia legata all'ambiente del lotto clandestino, e qui, vede, c'entra la sua cabala, gestito dalla mafia..."

     "La… mafia?"

     "Sì, sì," disse Piccion, accalorandosi, "la mafia piace sempre e poi, scusi se glielo dico, appassiona di più dei suoi cabalisti. Insomma, il parroco s'innamora di Myriam  anche se, vista  l'ambientazione, le suggerirei di chiamarla Concetta, e denuncia questa situazione, facendo arrestare dai Carabinieri tutti gli usurai. Alla fine la mafia, per vendetta, fa saltare in aria la Ferilli con un'autobomba, dopo la scena di sesso, beninteso. C'è tutto, proprio tutto, come nel suo romanzo. Certo, il titolo va cambiato, e anche il nome del suo personaggio non suona molto romano, ma a questo può rimediare lei. Allora, è contento?"

     Evangelisti non rispose, e si sbottonò i polsini della camicia. Stava sudando copiosamente.

     "Ah, un'ultima cosa," disse Piccion, alzandosi cerimoniosamente, "questi suoi riferimenti al nazismo, li toglierei. Sa, non vorrei urtare la sensibilità di nessuno... ognuno ha le sue ragioni e vincitori e vinti, in fondo in fondo, non sono poi così diversi... inoltre adesso non c'entra niente con la trama. E poi, scusi se glielo chiedo, ma lei, dottor Evangelisti... non sarà mica di sinistra?"

     Evangelisti avvertì distintamente l'ultimo grammo di antidoto, bruciato dal suo metabolismo. Squassato da un tremito, rovesciò la poltroncina e cominciò a cambiare forma, mentre l'emicrania svaniva come per incanto. La barba scomparve, riassorbendosi nei pori della pelle, ed il viso divenne ancora più scarno a scavato. Gli occhi divennero grigi e gelidi.

     Il dottor Piccion lo fissava a bocca aperta.

     "Ma…" balbettò, "Dottor Evangelisti, ma che fa, è impazzito?"

     L'alta figura avvolta nel saio dell'ordine Domenicano lo guardò fissamente, le labbra increspate in un sorriso sarcastico.

     Quando Eymerich uscì dall'edificio, sinistramente illuminato dai bagliori dell'incendio, il palazzo della RAI stava cominciando a bruciare.